Questo libro è una provocazione culturale fin dal titolo. Un tentativo di conciliare l'inconciliabile: il diavolo e l'acqua santa. Eppure Ellul, contro l'opinione corrente e in linea con il suo anticonformismo, sostiene che punti di contatto tra anarchismo e cristianesimo ve ne siano, e anche notevoli. Mescolando politica, teologia e storia, alla luce del Vecchio e del Nuovo Testamento e della concezione del potere nella Chiesa delle origini, l'autore argomenta la sua tesi con la verve e l'incisiva semplicità che hanno caratterizzato tutta la sua opera. E così ci mostra come il primo cristianesimo, alla stregua dell'anarchia, non impone obblighi o doveri ma rivendica una vita libera, senza alcuna pretesa di inglobare una religione in un pensiero politico, o viceversa. Comunque niente paura: Ellul chiarisce subito che non è sua intenzione convertire nessuno, né gli anarchici al cristianesimo, né i cristiani all'anarchismo. Ma forse, come ci dice Mimmo Franzinelli, dopo la lettura di queste pagine sarà più agevole «per quanti sono disposti a rivangare i campi trincerati delle opposte certezze, separare i semi della libertà e della tolleranza dal loglio del vieto dogmatismo».