Durante i cinque anni di galera, Egor scrive lettere poetiche a Ljuba; tornato alla libertà, la va a cercare.
Bella come una focaccina, lei l'aspetta sulla collinetta di un villaggio di campagna.
Egor è un diavolo con la testa rasata: si scalda facilmente, parla con le betulle, con gli uomini vuole far baldoria.
Ljuba lo riporta alle sue radici contadine, a un sogno di purezza; Egor potrebbe fermarsi.
Potrebbe guidare il trattore, diventare un lavoratore scelto e abbracciare la vecchia mamma senza vergogna.
Smettere di fare il ladro, di mentire.
La sua banda di un tempo, però, non vuole lasciarlo andare.