“Se il viaggio è soprattutto immaginazione, devo confessare che negli ultimi mesi io ho viaggiato.” Cosa accade quando un uomo che ha percorso l’Italia e l’Europa a piedi, in bicicletta, in barca o nelle più sgangherate seconde classi dei treni regionali si ritrova, come altri milioni di persone, chiuso tra le mura domestiche? La casa miagola, geme, rimbomba come un pianoforte pieno di vento mentre la città stessa vibra come un sismografo su linee di faglia. Da viaggiatore abituato a vivere negli spazi aperti, Rumiz cerca una via di fuga: trova una botola e la percorre fin sul tetto, che diventa il suo veliero. E ci fa scoprire come restando a casa sia possibile viaggiare, nello spazio con lo sguardo, e nel tempo con i libri. La navigazione statica di questo suo veliero gli svela un’Europa col fiato sospeso, dai villaggi irlandesi alle isole estreme delle Cicladi, dalle valli più segrete dei Carpazi al lento fluire della Neva a Pietroburgo. Del viaggio-clausura Paolo Rumiz tiene un diario che entra sotto la pelle della cronaca, per restituirci il cuore di una grande mutazione, il cui punto di approdo è ancora oggi molto incerto. Ma in quel momento avremo sicuramente bisogno, per sfuggire al naufragio, di libri di bordo come questo.