La produzione di Gogol' è caratterizzata da un alternarsi di scritti moralistici e di opere narrative, frutto del suo genio fantastico e della sua irripetibile personalità. Di queste fanno parte i racconti del ciclo pietroburghese, nei quali la capitale - che all'ucraino Gogol' appare come una città non russa, splendida facciata di un edificio ormai in rovina dove si conduce una vita vuota, esteriore, alienata - si fa al tempo stesso scenario grottesco e sinistro burattinaio di quella "vita vegetativa" verso la quale lo scrittore si sentì sempre attirato, in un duplice atteggiamento di compiacimento partecipe e di beffarda ironia. La principale caratteristica dello stile gogoliano è la sua espressività verbale: le immagini d'ambiente nascono da un'incredibile sovrapposizione di infiniti dettagli, i personaggi sono figure indimenticabili, caricature non tanto del mondo esterno, quanto della fauna generata dalla mente stessa dello scrittore, satira di sé nonché della Russia e del genere umano, in quanto l'una e l'altro riflettono quel sé. E grazie a quella forza prodigiosa che è la fantasia creativa del loro autore queste terribili caricature hanno una veridicità, una inevitabilità tali che eclissano la verità ed esercitano un fascino straordinario sul lettore.