Dagli ultimi sussulti dell'era Clinton al crepuscolo del secondo mandato di George W. Bush, tre «vite parallele» intellettuali e sentimentali, che si sfiorano senza incontrarsi nell'ambiente dell'intellighenzia liberal della East Coast americana: la prima è quella di Mark, dottorando a Syracuse, impegnato a scrivere la propria tesi sui menscevichi russi, alle cui sorti paragona in continuazione la propria vita amorosa andata sempre più alla deriva dopo la separazione dalla giovane moglie moscovita, la dolce Sasha.
Sam Mitnick, invece, aspirante autore della «grande epopea sionista» per la quale ha ricevuto un piccolo anticipo da una casa editrice, sull'esempio dell' «ebreo traditore» Lomaski rifiuta di sfruttare l'onda emotiva dell'11 settembre per farsi pubblicità. Preoccupato più del ridursi progressivo del numero delle pagine di Internet che riportano il suo nome, quando lo si cerca su Google, (e delle due relazioni in cui si è impelagato) che di lavorare al suo libro, Sam finirà per ritrovarsi a Jenin, nei Territori Occupati di Palestina, per essere là dove le cose succedono davvero.
E infine l'ivy leaguer Keith, il più esplicito alter ego dell'autore, che dopo la laurea a Harvard inizia a scrivere di politica per riviste come «New American» e «Debate», tentando di metabolizzare la sconfitta elettorale democratica del 2000 e rimpiangendo la sua solo sfiorata relazione - per l'interposta persona del compagno di stanza Ferdinand - con la figlia del Vicepresidente.
Con uno stile raffinato e moderno, Gessen delinea un ritratto ironico, pungente e a tratti malinconico dell'ingresso nella maturità di un gruppo di twentysomething, aspiranti intellettuali di sinistra, destinati a perdere e ritrovare - tra New York e Syracuse, Boston e Cambridge - se stessi, le proprie aspirazioni e la propria direzione, alla ricerca di una nuova speranza.