“Un libro esemplare: il miglior giornalismo scientifico anglosassone” Giuseppe Berta Ancora negli anni quaranta Claude Shannon diceva intelligence per parlare di informazione – un termine che avrebbe cominciato davvero a diffondersi solo qualche anno più tardi, insieme a una parolina, bit, destinata a diventare una delle più importanti dell’ultimo mezzo secolo, quando l’informazione diventerà una grandezza quantificabile e misurabile. James Gleick ne descrive la pervasiva traiettoria, raccogliendo i fili sparsi di una storia che parte da lontano, dall’invenzione della scrittura e dell’alfabeto, passando per la lessicografia e i dizionari, i codici crittografici e le moderne tecnologie della comunicazione. E lungo la strada si incontrano figure chiave, talora insospettate: i compilatori di antichi dizionari; l’inventore del primo calcolatore, Charles Babbage; la sua musa, Ada Byron, figlia dell’illustre poeta; e una serie di altre personalità fondamentali come Samuel Morse, il matematico Alan Turing, il creatore della teoria dell’informazione Claude Shannon o il fondatore della cibernetica Norbert Wiener. Gleick conclude con la vera e propria epoca dell’informazione, il mondo contemporaneo, dove tutti sono, volenti o nolenti, esperti di bit e byte. L’informazione, fondendo con grande sapienza narrativa divulgazione scientifica, racconto biografico, storia delle idee, delle scoperte e della tecnica, ci dice come siamo arrivati fin qui e quel che ci attende in futuro.