EDIZIONE CRITICA A CURA DI NADIA EBANI Edita per la prima volta a Milano nel 1791, la raccolta delle Odi di Giuseppe Parini esprime una cifra stilistica tanto consueta al Parini lirico, quanto inusitata nella poesia del suo tempo, la cui ricerca della novità non inerisce la sola fisionomia del volume, ma tocca tutte le fibre della tessitura lirica. L’uscita dalla linea arcadica e di imitazione petrarchesca si identifica con la scelta della difficoltà formale, di una musa ‘meditante’, che forgia la sua opera con la perizia di una altissima oreficeria. Mentre il lessico si giova degli apporti delle più diverse tradizioni – lirica, latina, scientifica, satirica –, la sintassi e il ritmo fruiscono sempre più della grande esperienza delle prime due parti del Giorno, terminate nel 1763 e 1765. Proprio nel 1765, infatti, entra nelle odi l’uso dell’endecasillabo (con L’innesto del vaiuolo, che non a caso è collocato in apertura di libro), metro che consente al Parini una articolazione più complessa della frase e una modulazione sintattico-ritmica inconsueta. L’ordo artificialis, con iperbati, intersezioni, fratture tanto più ardite quanto più l’argomento è metapoetico (è soprattutto infatti la poesia a essere difficile), incastona, ritaglia, isola la parola. E isolandola, le conferisce novità di forza significativa: per esprimere, alla fine, una prima persona sempre messa in risalto in posizioni forti del verso o della strofa e sempre in opposizione rispetto alla mentalità e al costume di una turba stultorum trasversale a tutte le classi sociali. L’utile, che ora la poesia deve inseguire per mescerlo alla sua connaturata dolcezza, è il buon lavoro dell’uomo – dal contadino ‘sollecito’ al lirico per eccellenza – il suo merito, l’ardimento della sua intelligenza, la sua capacità di bellezza, che è tutt’uno con la sua bontà. Attraverso un’interpretazione nuova di Orazio, raccogliendo i frutti più maturi della tradizione poetica milanese e del miglior pensiero settecentesco, viene così fatta propria dal Parini la sostanza stessa della lezione di Pindaro.
Con questa raccolta, ampiamente e puntualmente commentata da Nadia Ebani, la Fondazione Bembo aggiunge ai già fondamentali volumi del Giorno e di Alcune poesie di Ripano Eupilino, curati da Dante Isella e arricchiti, per Il Giorno, dal commento di Marco Tizi, il tassello che ancora mancava per completare la pubblicazione dell’opera in versi di un autore la cui voce, ancora attualissima, rappresenta una delle vette più alte della poesia del Settecento italiano.