“Scrivendo e leggendo dei racconti si vedono dei paesaggi, si vedono figure, si sentono voci: è un cinema naturale della mente.” Questo libro raccoglie dei racconti scritti e riscritti a partire dal 1984. Sono racconti trascinati, molto diversi uno dall’altro, ma tutti con il tono emotivo inconfondibile di Gianni Celati. La varietà degli stili richiama le tappe degli altri libri dell’autore: dal primo racconto dove ritroviamo il vagabondo giovanile di Lunario del paradiso, passando attraverso altri racconti che richiamano i Narratori delle pianure, fino agli ultimi dove appare il narratore-filosofo di Quattro novelle sulle apparenze, Verso la foce e Avventure in Africa. Sullo sfondo di un nomadismo inarrestabile, il percorso di Celati sembra puntare a un tipo di condizione mentale che lo scrittore francese Jean-Paul Curnier ha così descritto, a proposito di Avventure in Africa: “Qui tutto parla d’un abbandono al mondo, d’un abbandono a tutto quello che può succedere, e di un alleviamento del peso di se stessi, come in certi incontri di poche parole, dove si è là senza preoccuparsi di niente, senza bisogno d’altro che di un’intesa sull’essenziale. La narrazione di Avventure in Africa ci richiama al felice ricordo dei momenti d’abbandono di noi stessi. In fondo noi non siamo stranieri nel mondo soltanto per brevi intermittenze, ma in maniera folgorante, tanto da esserne rapiti: tanto da non voler altro che tornare a quello stato”.