«La polemica di Arundhati Roy è importante e necessaria... dobbiamo esserle grati per il suo coraggio e il suo talento.»
Salman Rushdie
«Una delle più grandi scrittrici del nostro tempo.»
Naomi Klein
Azadi è la parola urdu per libertà: un inno, una preghiera. Ma anche un grido che ha invaso le strade del Kashmir – contro quella che è considerata l’occupazione indiana – e che poi ha trovato eco per le strade dell’India nella voce degli oppositori al nazionalismo indù. Nel momento in cui Arundhati Roy ha iniziato a chiedersi se ci fosse un collegamento tra queste due richieste di libertà, le strade e le piazze di tutto il mondo si sono zittite di fronte a un nemico invisibile e potentissimo, il Covid-19, che ha fermato l’intero pianeta come niente altro prima, rivelandone le ingiustizie e le contraddizioni. Tuttavia, sostiene l’autrice, ogni pandemia è un portale verso una realtà alternativa, un’occasione per ripensare il presente che ci siamo costruiti. Possiamo decidere di attraversarlo portandoci dietro le nostre guerre, i pregiudizi, gli odi, i fiumi e le foreste agonizzanti, nel desiderio di tornare alla normalità. Oppure possiamo attraversarlo alleggeriti, pronti a mettere in dubbio i valori che abbiamo seguito fino a oggi. In questo nuovo libro, Arundhati Roy ci spinge a riflettere sul significato della parola libertà all’interno di società sempre più autoritarie e a immaginare un mondo nuovo. Un libro che, insieme a noi, ha attraversato il portale della pandemia.