A cura di Sergio Campailla
Edizione integrale
Il fu Mattia Pascal, il più famoso dei romanzi pirandelliani, riveste un’importanza fondamentale nella letteratura italiana del Novecento. Grottesco antieroe, Mattia Pascal è uomo senza certezze e senza vocazioni. Creduto morto dopo una fuga da casa, pensa di approfittarne per cambiare vita, ma il desiderio di spezzare le catene delle convenzioni sociali, lo slancio verso la riconquista di un’originaria purezza e autenticità falliscono: perché la vita deve comunque darsi una forma, e la fatica che bisogna affrontare per crearne una nuova e sostenerne i condizionamenti e i compromessi è talora così grande che ci costringe a rientrare precipitosamente nella vecchia. La quale, pur con i suoi originari limiti e le sue falsità, rende possibile l’esistenza, allontanando il rischio della disgregazione, impedendoci di essere altro da noi, inchiodandoci a una realtà fittizia, ma inalienabile.
«Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de’ miei amici o conoscenti dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo: – Io mi chiamo Mattia Pascal.»
Luigi Pirandello
nacque ad Agrigento nel 1867, si laureò in filologia a Bonn nel 1891. La sua attività letteraria e teatrale iniziò quando Capuana lo introdusse nel mondo culturale romano. Dal 1897 al 1922 si dedicò all’insegnamento. Nel 1934 gli fu assegnato il Nobel per la letteratura. Morì a Roma nel 1936. Di Pirandello la Newton Compton ha pubblicato Sei personaggi in cerca d'autore; Uno, nessuno e centomila - Quaderni di Serafino Gubbio operatore; L’esclusa e Il fu Mattia Pascal, oltre al volume unico I romanzi, le novelle e il teatro.